In un pomeriggio annoiato mi è capitato di trovare su Facebook la notizia dell’arrivo di Paco Ignacio Taibo II in Italia. Sarebbe stato presente a Encuentro, nell’edizione umbra a Perugia per più interventi, ma quello che mi calzava di più, vista la distanza da Roma era “Il lungo viaggio dello spagnolo” alle 11:00 in una sala ingombra di libri e di persone entusiaste all’Umbrò, locale che sembra un centro commerciale in miniatura, gestito così bene da rimanere ammirati. A presentare, quel che poi si è rivelato essere un seminario interessantissimo, c’erano Monica Bedana, Paloma Saiz e Paco Ignacio Taibo II. La sala era piena, la presentazione appassionata di Bruno Arpaia ha creato la serenità giusta per affrontare un vero e proprio viaggio.
L’Università di Salamanca: “Lo spagnolo è di chi lo parla”
Monica Bedana, attualmente traduttore per Einaudi, per Repubblica, da due anni dirige la sede italiana (Torino) della scuola di spagnolo per l’università di Salamanca, nella quale per vent’anni è stata professoressa e mediatrice culturale.

E si vede, la perizia, l’approfondimento e la struttura della sua presentazione, seppur piena di numeri e di informazioni scorre in maniera armonica. “Lo spagnolo è la lingua di chi lo parla e non c’è uno spagnolo più puro degli altri” è un percorso che parte da lontano, da prima della partenza di Colombo per le Americhe e che svela il segreto del perché, lo spagnolo, sia così diffuso da cominciare a conquistare aree politiche e culturali inaspettate: in Cina c’è una forte tendenza verso la formazione in questa lingua e sta cominciando a diffondersi anche nel territorio africano.
Ma lo spagnolo ha caratteristiche molto peculiari è una lingua che si è sviluppata autonomamente al netto delle conquiste, un “di cui” delle conquiste religiose, economiche e politiche e oggi, forte del fatto di essere una lingua popolare e popolana, non ha paura della contaminazione linguistica anzi piega la nuova terminologia traducendola o anche adattandola all’armonia di suoni che lo caratterizza. Monica Bedana fa l’esempio che fa sorridere tutti: “Io non vedo nulla di strano nel chiamare il mouse el ratón”. Ed è qui il segreto di tanto successo, una lingua si evolve e si arricchisce, ma non rinuncia alla propria identità, tutto ciò che in Italia invece è visto e marcato come “mancata flessibilità verso la modernità” nella cultura spagnola è vissuta come un’opportunità. Opportunità che ha permesso ai cittadini della lingua e della cultura, che si aggirano attorno ai 500 milioni, di diventare un unico paese transcontinentale, multiculturale e variegato.
“Il bello è sapere che io che vivo ora in Italia, quando arriva Paco dal Messico, posso capirlo senza intermediazioni di traduzione”
Il mondo dello spagnolo è diffuso e si caratterizza di terminologie a volte piegate alle culture locali, ma sostanzialmente è comprensibile da tutti i cittadini che lo parlino, sempre con qualche accortezza. Quindi oggi non si parla più di uno spagnolo puro o no, bensì di spagnolo e basta. Così come fa sorridere il chiedere di studiare spagnolo con un’insegnante “madrelingua”, proprio perché tutte le popolazioni che lo parlano sono considerabili madrelingua. La Bedana però specifica che nel tempo è stata istituita una certificazione, ELE (o DELE Diplomas de Español como Lengua Extranjera), e che invece di chiedere come spesso facciamo “insegnanti madrelingua” dovremmo cercare insegnanti certificati.
A questo segue un appunto: Monica Bedana ha studiato in Italia e il corso di spagnolo di anni fa, non è molto cambiato da quello odierno e per l’Italia è segno di arretratezza. Lo è in molti campi, metodi che all’esterno permettono la facilità dell’apprendimento di lingue e di miglioramento professionale e personale, in Italia trovano difficilmente spazio perché gli studenti italiani non hanno la stessa flessibilità dei loro corrispettivi stranieri. Attenzione, non è che non lo possano fare, ma il successo dei pochi che dimostrano una naturale attitudine si scontra con quello dei molti stranieri che, già a scuola, sono stimolati a seguire metodi di studio meno tortuosi e più efficaci. In questo l’Italia sta diventando il fanalino di coda, perdendo quell’aura di autorevolezza che si nasconde dietro la convinzione che, nonostante tutto, i nostri studenti siano più preparati. Lo saranno anche in alcuni campi, ma sono meno flessibili.

Italia e cultura spagnola: gli italiani conoscono davvero poco di questo mondo
Lo spagnolo riunisce paesi diversi, molto spesso distanti per chilometri e cultura, ma sebbene la cultura anglofona venga tradotta e portata in massa nel nostro paese, quella spagnola invece arriva in percentuali bassissime, intorno al 30%. Questo fa sì, che gli italiani conoscano in generale molto poco dei mondi, delle storie e della Storia di una parte consistente della popolazione del mondo. Questo è un limite che si riflette anche nella richiesta di formazione, in cui, una lingua che sta creando nuovi canali di sviluppo e impiego, da noi venga quasi totalmente ignorata. Alla proposta di titoli stranieri, ancora oggi, corrisponde una domanda esigua e una disponibilità ancora inferiore a sperimentare nuovi mondi.
È la difficoltà che vivono molte case editrici che nel tempo hanno deciso di specializzarsi o ricomprendere parecchi titoli spagnoli nei propri cataloghi: La Nuova Frontiera, Gran Vía Edizioni, Edizioni SUR, Edicola Ediciones sono quelle da cui si può iniziare ad esplorare. Sono piccole realtà che cercano di essere presenti sul territorio nazionale attraverso le piccole e grandi manifestazioni ma anche con il contatto diretto attraverso i social con i proprio lettori, pubblicando articoli, video e anche notizie su scrittori e sul mondo che li circonda.
Paco Ignacio Taibo II: ripartire dal libro, la nuova cultura della lettura
Paco Ignacio Taibo II, scrittore e giornalista, apprezzatissimo in tutto il mondo è diventato responsabile del Fondo Cultura Economica, potrei sbagliarmi ma mi sembra di aver capito che sia una casa editrice statale che mira a pubblicare libri per diffondere la cultura, il 23 aprile scorso è letteralmente “sceso in piazza” per distribuire copie de “L’ombra del tiranno” Martin Luis Guzman per una delle vie principali di Città del Messico per la Giornata mondiale del libro.
Paco parla di strategie diverse, per l’Italia addirittura futuristiche, per avvicinare le persone alla lettura. Il libro come forma di divertimento, avventura, il modo per emozionarsi: il libro è e diviene esperienza divertente e lascia quella sua aura di noia e obbligo che naturalmente viene dall’esperienza scolastica. Molti mancati lettori la vivono come un’attività noiosa, ripetitiva e la ricordano come obbligatoria. Invece andrebbero proposti titoli coinvolgenti, appassionanti in cui tutti possano trovare la motivazione giusta per affiancarli alle attività normali, come tv, internet, cinema e via dicendo. Nulla a che vedere con le campagne di promozione alla lettura italiane che vedono spesso classici, a volte con traduzioni che rispettino l’italiano parlato al tempo in cui sono stati scritti: nulla di più complesso e noioso per un non-lettore.
C’è anche una predisposizione diversa, dare la possibilità a tutti di trovare il proprio genere, abituare la gente ad avere un libro sempre dietro: più leggi e più di verrà voglia di scoprire cose nuove e, solo allora, bisognerà farsi trovare preparati per passare ad una fase successiva che fidelizzi e appassioni ulteriormente i nuovi lettori. La difficoltà rimane solo quella di superare questa barriera in maniera del tutto diversa, forse più umile, senza quindi mettersi in cattedra, ma vivendo cultura e libri in un modo decisamente più condiviso e democratico, anche qui, nulla a che vedere con i lettori nostrani sempre impegnati a dirti ciò che devi leggere e ciò che è spazzatura. Una strategia in linea con la democrazia che sembra caratterizzare sia l’evoluzione di una lingua, una cultura globale, molto meno stantia e lontana di quanto ci sembra.
Paloma: La rivoluzione passa per la Brigata para leer en libertad
Paloma Saiz, sposata dal 1971 con Paco, non è solo la donna tutta d’un pezzo è una vera leader. Riesce ad essere presente nella vita del marito senza rinunciare a sé stessa, ai suoi interessi ma soprattutto alle sue convinzioni. È una di quelle donne che parla quando sente di avere qualcosa da dire e mai a sproposito, è divertente e ha una grande passione che passa, come succede per Paco, per la condivisione e la lettura.
È con questo spirito che insieme ad altri 14 appassionati ha fondato la Brigada para leer en libertad, ed è un progetto che coinvolge i cittadini in maniera trasversale. La Brigada non si occupa solo di promuovere la lettura ma coinvolge le case editrici chiedendo sconti particolari su alcuni titoli che poi promuove, si occupa di raccogliere donazioni in libri anche scolastici per le biblioteche delle scuole, va in giro per le strade, talvolta regalando libri e promuovendo fiere del libro. Ha un canale Periscope in cui trasmette notizie sulle fiere e su alcuni eventi, un blog e un sito che racchiude tutte le iniziative e informazioni su chi sono, cosa fanno e cosa interessa loro fare.
Paloma ha esordito: “Eravamo in 15 e ora siamo in 14 perché Paco è stato espulso!”. Dopo la risata divertita alla faccia rassegnata dello scrittore, chiarisce bene il perché: la brigata non è legata allo stato, come avviene per la lettura in cui esercizio è un atto di libertà, anche la Brigata ci tiene alla sua indipendenza e quindi l’espulsione di Paco è dovuta solo al suo incarico statale, cui persino l’interessato fatica un po’ ad adattarsi dopo una vita passata dall’altro lato della barricata. Leggere è importante ma anche divertente, interessante e curioso e l’adesione a questo passatempo culturale che non solo ci fa svagare ma anche crescere, non deve essere ostacolato da ragioni che, allo stato di fatto, non c’entrano nulla con i libri.
Quindi il focus della brigada è proprio proiettato a rimuovere tutte le barriere culturali preconcette che impedisco questa accessibilità arrivando persino, in alcune occasioni, a regalare direttamente i libri e a proporsi verso chi ha più bisogno di assistenza alla comprensione e alla lettura come compagni di viaggio condividendo, leggendo e parlando degli stessi libri.
Ero partita pensando di sentir parlare di libri e sono tornata con un mondo…
Quando mi è arrivata la notizia di Paco in Italia ero contenta, da quando lo conosco e lo leggo, laddove posso, cerco sempre di essere ai suoi incontri. Stavolta era a Perugia in una manifestazione che peraltro non conoscevo affatto ma che quest’anno è giunta alla sesta edizione. Andare con la mia amica di scorribande letterarie è stata una decisione facile e il seminario cui abbiamo assistito, seppur molto differente da quello che ci aspettavamo, è valso l’alzataccia e ogni km fatto per arrivare a Perugia.
In una cornice così bella, andando a trovare una libreria “amica” come Mannaggia (se siete lì passateci e dite che vi mandiamo noi, trattano bene chiunque vada, ma noi siamo comunque una garanzia!), trovando spazi adeguati a seguire una conferenza, seduti, nella giusta atmosfera di partecipazione e predisposizione a mettersi in discussione, questa è stata la migliore manifestazione che vedo da anni. E alla fine a casa, oltre il cumulo di libri presi da Mannaggia, mi porto un mondo che ho voluto ricordare anche qui, per condividerlo anche con voi. L’anno prossimo non andremo alla ventura, Encuentro lo vivremo direttamente da Perugia sempre con Maria felici di scoprire ancora di più su mondi che non conosciamo abbastanza.
Paco e Paloma saranno anche a Roma il 6 e il 7 Maggio e poi in fiera al salone alla fine della prossima settimana. Tutte le informazioni possono essere reperite sui siti di Encuentro Perugia 2019 e de La nuova Frontiera grazie alla quale Paco Ignacio Taibo II è di nuovo in libreria dal 2 Maggio con “Torniamo come ombre” e che ha organizzato il suo tour di presentazioni italiano.
Simona Scravaglieri
Quasi come esserci stata anch’io.
Grazie per il bel post.
L’anno prossimo coinvolgiamo anche te! ❤️