Eh lo so, sembra un titolo clickbait (ovvero attira-click) ma non lo è. Nel resoconto di oggi ci sono davvero dei salami, una banana e dei libri! La banana è una cuccetta per gatti che Nereia di Librangolo Acuto ha portato a Divi e invece il chorizo e l’altro salame, di cui non ricordo il nome, sono per me (sono davvero buoni i salumi spagnoli fidatevi!). Ma siamo blogger che parlano di libri e non food blogger e quindi passiamo oltre. La seconda giornata si è aperta con la mancata collaborazione di WordPress, io cercavo di caricarvi qualche immagine per rendere l’idea di quello che succedeva e WordPress si rifiutava di caricarla, poi la macchina fotografica non voleva cedere la scheda. Insomma, se ieri è uscito un post è perché mi ci sono parecchio impegnata più nelle decorazioni che nella scrittura e questa cosa ha dell’incredibile! Che stia tornando agli antichi fasti?

Comunque, giornata tranquilla in previsione c’erano pochi interventi e io ne ho dimenticato uno importante ma vediamo se domani riesco a recuperare qualcosa per voi, era la presentazione di Sandro Teti editore sull’ultimo libro uscito “Vite da funamboli” di Antonio Alizzi. Ha attirato la mia attenzione perché è costruito su una serie di dialoghi che sono intercorsi fra l’autore e alcuni personaggi famosi; ecco, una delle cose di cui ci lamentiamo spesso, almeno nel gruppo di lettura è che è difficile al giorno d’oggi confrontarsi, perché proprio grazie al mondo che ci si è costruito intorno in questi anni siamo abituati a parlare, ma non ad ascoltare, e non sempre questi scambi sono presi in considerazione in modo tale da riuscire a ricavare un rapporto di valore rispetto a storie così diverse dalle nostre. È un concetto complicato a spiegarsi ma è come il nonno che racconta della guerra al nipote: magari il nipote non vedrà mai la guerra ma apprezzerà e farà suo il cameratismo di persone unite per un unico scopo, che oggi chiamiamo “team” “orientamento al problem solving” e anche “leadership”. Come si evinceva nel libro di Morelli “Né in cielo e né in terra” la storia ha questo brutto vizio di riproporsi e noi di riaffrontarla con lo stesso cipiglio ma con termini diversi. Alizzi ai suoi interlocutori non chiede la parte bella ma cerca di indagare sui momenti di crisi, quelli brutti, dove devi prendere in mano la tua vita e metterti in discussione e secondo me, è un libro che non bisognerebbe trascurare. È pubblicato da Sandro Teti Editore e costa 22,00€ e poi ha questa cover che è proprio dannatamente bella e rende benissimo lo stile dell’autore.




Ad una presentazione di Francesco Verso, invece siamo state portate praticamente in un altro mondo: immaginate la Cina e la Fantascienza messe nello stesso argomento, per me quasi paradossale. Probabilmente qualche anno fa, a sentire Verso, lo era anche per loro ma oggi le cose sono parecchio cambiate. La Cina di qualche anno fa, grazie anche all’apertura americana, è stata letteralmente invasa dalle correnti culturali provenienti da tutto il mondo che non hanno solamente contaminato le nuove generazioni ma che, quasi inspiegabilmente anche per loro, chiedevano il loro contributo. Questo è il lato bello del mondo globalizzato, per esserci devi collaborare rivendicando il tuo spazio. La Cina, dice Verso, ha sentito questa necessità di essere parte di questo mondo talmente tanto da cercare di andare oltre la propria tradizione, entrando in contesti che forse non gli appartenevano più di tanto, in particolare quello della creatività. L’autore/editore infatti ha parlato della ricerca di figure professionali tra le più disparate da parte delle università cinesi per aprire gli orizzonti dei giovani alla creatività che, una tradizione troppo incentrata all’operatività non riesce a coltivare in autonomia, penalizzata peraltro dalla passata chiusura verso il mondo occidentale e ostile. C’è già, nel campo fantascientifico uno zoccolo duro fatto di tre autori cardine della tradizione fantascientifica, ma le nuove leve nate negli anni ottanta, contaminate da una vita molto più multimediale di quella di chi li ha preceduti, stanno portando nuova linfa al settore incoraggiati dalla risposta entusiastica del pubblico cinese, prima, e quello internazionale dopo. È stata una presentazione interessantissima con qualche spunto divertente, Verso suggeriva per chi ha Netflix di dare un’occhiata al film The wandering earth che ci suggerisce un po’ una differenza fra il modo di concepire la fantascienza fino ad oggi, per lo più americana, e la visione invece cinese contaminata dalla ancora persistente cultura locale. “Se gli americani quando vengono invasi dagli alieni combattono, i cinesi si industriano per creare dei motori in grado di spostare la terra” ha sentenziato in risposta ad una richiesta di approfondire il concetto.
Ora, io non voglio essere polemica, anzi sticazzi – come si dice a Roma- lo sarò perché questa cosa è stata disdicevole visto che, magari l’argomento può non essere il più in voga al momento anche se poggia sulle famose basi dell’integrazione, ma che in mezzo ad una presentazione parta un concerto di trapani tale da costringere il relatore a sgolarsi non è un bel biglietto da visita per una fiera che vanta il massimo dell’organizzazione e della valorizzazione della cultura, o sbaglio? Comunque tra i titoli pubblicati dall’autore/editore c’è Nebula che mi sembra di ricordare che sia una raccolta di racconti, ma non ne sono certa visto che ascoltavamo fra una trapanatura e l’altra, ma è un’ottima base da cui partire per esplorare questo mondo, al prezzo di 15,00€. La casa editrice è Futurefiction.org .
Libri che dovresti conoscere
Ohhhh arriviamo al nocciolo della questione: i libri.
Sono andata appositamente a cercare questo libro perché Maria sono giorni che me ne parla. Io l’avevo notato dalle mailing list di Fazi (sapevi che c’è ed è puntualissima? La trovi, come qui su Letture sconclusionate, in basso sul sito Fazi sulla banda nera) ma non c’era stata l’occasione per prenderlo subito.
I motivi per cercare il libro di Sologub non si limitano solo alla storia, quella bella e maledetta in cui si narra, non solo della contraddizione di un insegnante capace nella sua materia ma al contempo “incapace” di esercitarla se non con l’aiuto dei vecchi metodi di disciplina, ma anche di un desiderio di realizzazione così potente da portarlo alla follia, ovvero quello di divenire ispettore. Il motivo principale è quello di vedere un poeta russo talmente prolifico da essere citato un po’ ovunque, compresa l’enciclopedia britannica, provarsi in un campo diverso dove convergere quella sintesi perfetta della metafora poetica con la meno sintetica forma narrativa. E questa cosa la trovi già nella trama. Immagina uno che per mestiere insegna: la sintesi del suo lavoro sta nel formare giovani menti, la parte più articolata è che, queste, appartengono a persone, che vivono e pensano, si muovono. Quindi, la contraddizione più grande c’è già all’inizio, se consideriamo che il suo rapporto con ciò che lo circonda e di cui ha il compito di spiegare l’esistenza è definito attraverso una disciplina per nulla illuminata. Una negazione che genera un intero romanzo come nella migliore tradizione russa! La recensione di Maria, che smuoverebbe anche un albero, è che lo apri e nemmeno ti rendi conto di come ti scorre fra le mani. Per i classicisti, quelli che devono avere il suggerimento colto, Dostoevskij ha definito Peredonov, il demone meschino come “il romanzo perfetto”, per quanto mi riguarda già lo è a guardarlo perché, nonostante Dostoevskij e che Sologub sia russo, questo libro consta di circa sole 360 pagine! Rimane il mistero di come si pronuncia correttamente il nome… E’ pubblicato da Fazi, nella collana “Le strade”, per un prezzo di 18,00€

Oh e anche questo è un libro “scomodo” da avere e leggere all’occorrenza in particolare se sei donna e sei una donna pensante. Perché se c’è una cosa che non dovevamo prendere dagli uomini è proprio questo senso di “pecorume” per cui non importa se è giusto o sbagliato, se lo ha fatto una donna, va bene lo stesso! Fare la differenza, creare valore, creare un vero movimento che pensi, si interroghi e si scontri anche sui grandi temi è un lavoro faticoso, complesso e per nulla veloce. Il punto è che siamo tutte donne diverse, cresciute in momenti diversi a cavallo di due secoli che hanno subito repentini cambi di tendenza, di pensiero, di politica e persino di confini e trovare un linguaggio comune che ricomprenda tante anime, quelle delle mamme, le nonne, le zie, le sorelle e anche le nipoti richiede di mettersi in discussione per trovare una voce comune. Ecco la sintesi di questa “scomodità” risiede in un piccolo libello scritto da Virginie Despentes, King Kong Theory. La Despentes, non deve essere e non vuole essere una tua amica, non ti svelerà una verità assoluta ma, Virginie, ha ben chiaro che significa essere donne oggi e le contraddizioni culturali che ognuna di noi vive giornalmente e ti dirà la sua esperienza, come donna che nel suo caso ha dovuto trovare un’identità e al contempo si è dovuta misurare con un delitto fra i più odiosi come lo stupro. Ci saranno affermazioni opinabili, parecchie, visioni condivisibili, molte, ma è un libro che inizia quando lo hai finito, quando tu ti devi rapportare con quello che ti ha detto in questi piccoli e potenti saggi. È un libro scomodo ma è anche e sopratutto un libro scorretto, scritto e pubblicato da una che rivendica il ruolo dei libri e dei letterati che non è quello di dirti di come vivere la tua vita ma di instillarti quel dubbio che tutto ciò possa avere un altro aspetto, magari si possa cambiare o affinare. La Despentes dovrebbe essere un libro che tutte vorremmo avere. Libro che potete trovare da Fandango e costa 15,00€ e li vale tutti!

Ora, recuperati i libri del secondo giorno, quali sono quelli del terzo?
La lega antiNatale, me lo ha regalato Maria, mentre eravamo allo stand Marcos Y Marcos, se siete in fiera ci dovete andare solo per il gusto di vedere all’opera le donne di Marcos Y Marcos che instancabilmente ti raccontano a menadito di ogni recondita sfumatura di ognuno dei loro libri. Sono davvero speciali, io ogni volta rimango ammirata! Torniamo alla “scorrettezza”, non serve che io specifichi che il natale non è tra i miei periodi preferiti perché a me, tutta sta bontà, un po’ stufa vero? E non serve che dica che già dal titolo, questo libro, è qui che doveva stare, giusto?
Ecco, se siete come me, che trovate stucchevole questa atmosfera tutta campanellini e fiocchetti, sappiate che l’autore è irlandese, quindi quella che ci troveremo di fronte è una prosa diretta e pratica. Gli irlandesi vanno poco per il sottile ma sono capaci, proprio per questo, di creare le atmosfere giuste per quell’humor tutto loro, per nulla inglese, dove quella sbavatura di un mondo perfetto è altrettanto perfetta a suo modo. Così ci troviamo in un gruppo completamente sconclusionato di giocatori di carte con un disoccupato che rimpiange la possibilità di essersi “rotto” sui campi di rugby da giovane, un commercialista che ama vestirsi da donna ma odia il pensiero di morire ed essere trovato vestito in quel modo, una donna bellissima che cerca uomini solo per contraddirli. Sono, suppongo, alcuni dei personaggi di questa storia che si riuniscono non solo per giocare ma per studiare il piano perfetto per annientare la festa più buona dell’anno! Cioè, c’era un libro così dal 2009 e io non lo sapevo!!! È, pubblicato appunto da Marcos Y Marcos nella collana “MiniMarcos” costa 12,00€.


Di questo libro invece ne ho parlato io, ieri, allo stand di Exòrma e si chiama “Troppo lontano per andarci e tornare” e questo libro è “scorretto” per la fiera già dalla collana che lo racchiude: “quisiscrivemale”. Ma non è bello sapere che esistono editori che rendono l’essere controcorrente non più un urlo di fondo ma un qualcosa di bello? Il libro è scritto da Stefano Di Lauro che è: autore, regista e compositore e che dichiara che il libro che non scriverà mai ha già un titolo, che per questa mancanza definisce “orfano”, e si chiama “Memorie di un delfino spiaggiato”. Ma poteva non stare qui uno così fuori dagli schemi?? No, dico, eh??? (Morelli se leggerà mai questo pezzo, deciderà di non rivolgermi più la parola, probabilmente…).
Dicevamo, libro scorretto, sì e anche tanto! In una fiera che fa della carta il suo inno alla gioia, arriva uno scrittore che invece la carta la usa come mezzo per scrivere le sue visioni e composizioni. Così dopo averti introdotto in una ambiente sicuro e tranquillo, di un porto dal quale sta per salpare la nave alla volta del nuovo mondo, al cui interno un intero circo ha deciso di cogliere al volo l’opportunità di accalappiare nuovi spettatori, Di Lauro, senza il minimo preavviso, ti riporta di colpo indietro, oltretutto non più in una città di mare, ma nemmeno alla foce di un fiume. Sei a Parigi! Quella di fine ottocento, quella dove la gente si affaccenda per strade affollate e qui e lì spuntano signori che accompagnano signore con contorte pettinature e buffi copricapi e i classici ombrellini tutti sbuffi e merletti, in giro, magari declamando un verso o molto probabilmente per farsi belli. Ora immaginate questa via, coperta di un fitto acciottolato, di lontano, sopra il vociare assordante delle parole dette dalla gente o urlate dai venditori, arriva il suono di una musichetta, tipo quella degli organetti e compare un uomo vestito di tutto punto, ma con colori nient’affatto comuni, che declama frasi, all’apparenza casuali e che gira con una delle prime biciclette del secolo con una scimmia al seguito. Voi non vi fermereste a guardare? È quello che fa Nounours e decide anche di provare ad unirsi a quel mondo, passando proprio dal primo spettacolo.
Per molti versi ricorda un libro che si chiama “Le vicende relative al caso della scomparsa di Miss Finch” di Neil Gaiman ed è straordinario che visioni, che nel caso americano hanno necessitato di un supporto grafico, siano così limpide nella scrittura invece di Di Lauro. Come tutti i libri di questa collana non si pretende che il lettore sappia tutto in anticipo, lo si invita a rilassarsi come prima di un film e a prendere in considerazione acriticamente quel che vede, perché solo quando avrà il quadro completo potrà davvero avere le armi per promuovere o no questi mondi paralleli, che sembrano inventati ma che molto spesso sono più reali di quel che ci sembrano essere… Come detto è pubblicato da Exòrma e costa 16,50€




Mi sembra di aver recuperato abbastanza anche le mancanze di ieri e ora mi preparo per un’altra mirabolante giornata in fiera, certa che se avrete qualcosa da dire o da aggiungere, me lo farete sicuramente sapere…
Buone letture,
Simona Scravaglieri