La confraternita degli storici curiosi, Jodi Taylor – Teorie del tempo spiegate prima e ignorate poi

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Nella vita di un lettore ci sono momenti buoni e momenti che sono un po’ meno eccezionali e, sebbene io fin qui abbia scritto delle migliori letture degli ultimi tempi, in proporzione ne ho lette altrettante che, invece, sarebbe stato meglio ignorare. Letture scelte consapevolmente ma che non si sono affatto rivelate all’altezza e altre dovute alle scelte comuni del gruppo di lettura di CasaSirio.
Quella di oggi è una pessima lettura scelta consapevolmente; cioè, non è che a me piaccia farmi del male, ma già dal titolo “La confraternita degli storici curiosi” capisci subito qual è il tono di questa storia.
L’ho persino aspettato con pazienza, la copertina l’avevo vista un mese prima e, siccome mi ispirava, ho deciso che una lettura leggera ci poteva stare e quindi l’ho ordinato subito e ho dovuto attendere un mese per averlo. Che pazienza eh?
La storia non sarebbe malvagia, ovvero “un gruppo di storici riuniti sotto l’egida di un istituto che collabora con le università britanniche per indagare sulle ombre della storia”, il problema sta nel fatto che se a questa altezza sembra persino interessante quando scendi nel particolare ti accorgi che, invece, lo svolgimento in alcuni punti pecca di pedanteria inutile che fa a cazzotti in altri con una leggerezza decisamente civettuola. Insomma, voleva essere un romanzo con riferimenti storici sulle ere preistoriche e invece è venuto fuori un romance, con dinosauri, un po’ smielato che cerca di farti ridere con battute che, dette a voce sono anche divertenti, scritte non sempre riescono nel loro obiettivo.

Lei, la protagonista, ha un passato da ragazza ribelle che ha trovato la redenzione leggendo libri di storia. E’ successo così: ripresa per l’ennesima mancanza, invece di essere punita, è stata presa sotto l’ala protettrice della sua insegnante che le ha regalato un libro di storia da cui non si distaccherà più e che le farà decidere di diventare una storica. Si passa al tempo presente: laureata e alla ricerca del primo impiego viene contattata dalla stessa insegnante che le comunica che un istituto, correlato alla sua università, sta cercando giovani storici da arruolare nelle sue fila. Arriva il giorno del colloquio e questo istituto sembra alquanto strano, infatti lungo il percorso che fa per andare a parlare con il direttore, incontra: una costumista, un tizio del reparto IT, un gruppo di sperimentatori da laboratorio che fanno saltare in aria soluzioni non ben specificate, i controlli degli uomini della Security, uno che si fa chiamare “capo”, una serie di stanze blindatissime.
E dopo un colloquio che lascerebbe perplesso anche il più disperato in cerca di lavoro, lei, accetta e firmando milioni di carte in cui dichiara di non parlare con estranei delle pratiche e delle ricerche dell’istituto, comincia il lungo percorso di formazione per arrivare a diventare una storica che viaggia nel tempo.

Ora, anche qui, si potrebbe ancora dire che il libro, in fondo, non è proprio malvagio; potremmo prenderlo come una di quelle storie motivazionali del tipo: quando proprio non hai alternative tira fuori il meglio dalle opportunità peggiori che ti si possano presentare. Il problema, come detto, rimane lo svolgimento: la narrazione in prima persona non mi da fastidio, basta farci l’occhio, ma stare nei pensieri della nostra eroina è cosa ben ardua. Cambia idea spesso e fa, dei suoi compagni di avventura, delle osservazioni ben leggere da ragazzina del liceo, per certi versi questo percorso di formazione sembra quello di Harry Potter, senza magia, gufi e Silente e, quando la storia ha un lungo attimo di stasi, invece di puntare sulle avventure storiche a spasso per il tempo, che fa? Tira fuori il complotto, cambia un personaggio da antipatico a nemico, fa una paternale sui poveri dinosauri e via dicendo. Insomma sembra che questa storia sia stata costruita “a caso” e non pianificata a tavolino.
Ne viene fuori una sequela di occasioni perdute: poteva prendere lo spunto e trovare delle storie da sviluppare a spasso per il tempo, come detto, e ci ha anche provato un paio di volte con dei risultati un po’ confusi perché, almeno in uno dei due, doveva creare una situazione adatta a supportare delle tesi che si fanno oltre la metà del libro.

Quindi in sostanza di che genere è questo romanzo? Ecco, non lo so. C’è il romance, uno young adult, un romanzo storico, c’è anche un giallo e un thriller e, non per la storia dei viaggi nel tempo ma per altro che viene oltre quel che vi posso dire, c’è la fantascienza. Pertanto, allo stato di fatto, io continuo a sostenere che lei, la scrittrice, non avesse alcuna idea di cosa si accingeva a scrivere. Quindi la nostra eroina, che fa l’occhietto ai più blasonati Young Adult, ad un certo punto, come tutti, fa la classica considerazione che, quando c’è lei, tutti rischiano la vita. E questo, permettetemi di dirlo, è un vero must per tutta la letteratura young adult e dintorni, persino la saga di Harry Potter non fa eccezione! Come buona parte di queste eroine prende decisioni impulsive, fa come le pare adattandosi le regole a modo suo, con la scusa del bene del singolo o del bene comune, senza minimamente prendere in considerazione le conseguenze. Ecco questo aspetto mi ha fatto pensare parecchio perché nella mia breve carriera di lettrice curiosa del fenomeno young adult io, questa scelta l’avevo presa come una sorta di insegnamento della serie “impara dai tuoi sbagli” e invece no perché, facendo dei corsi pallosissimi per altri motivi per l’azienda, ho scoperto le strategie Agile (si legge “agiail”). Non che la nostra autrice le conosca, ma spesso le strategie di marketing e pianificazione sono le specchio e la misura di come cambiano le tendenze e la vita negli anni e questa non fa eccezione. Quella della scelta di agire al di sopra delle regole in letteratura è una strategia che viene da lontano, serve spesso per dare verve e fare da base ad ogni storia, dopotutto: se non sbagli non succede nulla e che senso ha scriverla o leggerla? Che impari?

Ma in questo caso, e prendo spunto dalla strategia di lavoro Agile, per ottenere un risultato di cui non conosci esattamente i passi per arrivare all’obiettivo, perché è un problema nuovo e richiede una progettazione fuori dai consueti canoni, si ammette che non si possa avere un’iniziale pianificazione completa di costi, budget e quant’altro e si prova cercando di unire esigenze di sviluppo e controllo dei costi, nella speranza, aggiungo io, che il gioco valga la candela. Almeno così io l’ho capita.
Ecco, quella che io marcavo come “evidenza della insensatezza di agire senza prima pensare“, oggi diventa un tentare di risolvere i problemi non aggirando gli ostacoli, che richiederebbe di conoscere ciò che ci sta di fronte, ma proprio non calcolandoli e non prendendo in considerazione tutto ciò che consegue alle nostre azioni, ovvero senza pianificare, perché la situazione, che richiede l’azione o la strategia, è ignota per il solo protagonista alla storia e tanto vale a rendere giustificabile il suo gesto.

Dalla faccia di Divi, si capisce già che questo libro non va! 😀

Quindi se ieri l’evoluzione del personaggio era quasi una mappa sulla quale posizionare gesti eroici, pensieri, situazioni e azioni nonché anche una morale, oggi, tutto questo decade, perché a chi ama questa tipologia di libri ben confusi che sommano malamente generi letterari diversi, si passa un messaggio ben differente: ovvero che l’evoluzione non serve più ma che è necessario essere come Mac Gyver e trovare soluzioni veloci con quattro bastoncini e un accendino che possano lasciare quanto più strascichi possibili per costruirci su altre storie o farci piangere il danneggiato di turno che fa tanto empatia.
A questo aggiungiamoci che, l’errore più grande è però un altro e sta nella strampalata teoria del tempo. Ogni, romanzo, serie TV, film o altro che imposti la propria narrazione sui passaggi da un tempo ad un altro nel passato o nel futuro ha lo stesso problema: hanno visto “Ritorno al futuro” e lì si sono fermati.

Ragioniamo noi siamo a Maggio 2020 e vogliamo tornare a Febbraio dello stesso anno prima della quarantena ma non vogliamo sconvolgere lo svolgersi delle azioni che si sono fatte nel tempo. E quindi che cosa ci dobbiamo ricordare? Semplice: di non entrare in relazione con il tempo che visitiamo, altrimenti potrebbero succedere cose che non erano già scritte o qualcuno potrebbe conoscere prima delle cose che avverranno dopo cambiando anche in questo caso il corso del tempo. E questa teoria, tutto sommato ha senso. Nel viaggio che fanno i nostri storici di turno la teoria alla base è anche qui questa, anzi si aggiunge che il tempo è una sorta di controllore, se fai qualcosa che non dovresti fare modificando il corso della storia, il tempo stesso, fa in modo e maniera che tu venga fatto fuori; soluzione drastica ma comprensibile di questi tempi.
Peccato che la scrittrice sia la prima a scriverla e poi non tenerne conto: nel corso, che la nostra protagonista segue, si fa riferimento a storici caduti nel corso delle loro missioni perché nel seguire il percorso di gente che scappava dalla guerra, uno dei due, si era fermato a dare una mano ad un bambino e una madre in difficoltà mentre poco dopo, in una missione, la protagonista si fa impiegare come “infermiera” in un campo medico per scoprire se l’incendio che lo ha distrutto sia di origine dolosa oppure no. E sebbene la stessa autrice si impegni non poco a trovare spiegazioni, tipo documenti falsi o vestiti dell’epoca, di base la protagonista doveva già essere morta da un pezzo. E la lista delle “licenze” che si prende l’autrice non finiscono qui ma proseguono fino quasi al ridicolo.

Ora, io sono una pignola su questo aspetto in particolare, perché l’argomento delle varie teorie del tempo mi ha da sempre affascinato: mi piace star lì a declinare delle ore tutte le possibilità di contaminazione degli avvenimenti storici che si dovrebbero evitare e come, un’utopica ricerca spostandosi nel tempo possa effettivamente essere utile nel presente di chi indaga a meno che non si tratti, che so, di un omicidio e quindi per scoprire un colpevole. Ma ogni volta che trovo una storia scritta o sceneggiata sull’argomento ho sempre trovato delle grandi falle, perché a quanto pare è una regola: “a giocare con il tempo, prima o poi il tempo ti punisce anche se è solo per ipotesi”.
Quindi in conclusione che dire di questo libro? Io non lo regalerei e se tornassi indietro, a parte per le riflessioni a latere, eviterei anche di prenderlo in considerazione per tutte le motivazioni sin qui dette anche senza la “questione del tempo”. Ma qualora lo abbiate letto e avete un punto di vista diverso dal mio sulla vicenda, sarei ben curiosa, di conoscere le vostre considerazioni.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

La confraternita degli storici curiosi
Jodie Taylor
Corbaccio Editore, ed. 2020
Traduzione a cura di Elisabetta De Medio
Collana “I narratori”
Prezzo 18,60€

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