Presentazione di “Lamentation”, CasaSirioEditore. A sinistra Martino Ferrario (CasaSirio) a destra Joe Clifford, Roma Più Libri Più liberi edizione 2018
Presentazione di “Lamentation”, CasaSirioEditore. A sinistra Martino Ferrario (CasaSirio) a destra Joe Clifford, Roma Più Libri Più liberi edizione 2018 (simona Scravaglieri

#PiuLibri18 Presentazione "Lamentation", Intervista a Joe Clifford @casasirioed

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Sai che c’è? Sono le tre del mattino e io mi sono appena svegliata dopo essermi letteralmente addormentata con le luci accese, il libro, che stavo leggendo, aperto e gli occhiali in faccia. No, non è noioso ma il quarto giorno di seguito di fiera porta con sé tutto il suo peso e io ero veramente cotta. Però il primo pensiero appena sveglia è stato di trascrivere un paio di riflessioni a margine su un autore.
Di solito faccio interviste a mio uso e consumo per poterne parlare ai miei lettori nel momento della recensione; non mi piace la mia voce a video, ci vuole un sacco ad editarli e altrettanto a caricarli e poi li devi seguire, condividere, segnalare e controllare.

Ma se mi sono lasciata convincere a fare una piccola intervista è proprio perché Joe Clifford, con questa faccia un po’ vissuta e lo sguardo molto sincero, mi ha proprio colpita. E quindi eccoci qui, a parlare di un libro che io ho letto solo in parte -perché, quando mi sono decisa ad aprirlo, sono stata sommersa dai molti altri che mi sono stati inviati per seguire alcuni eventi specifici di cui vi parlerò- e a scrivere (io) e leggere (voi) un post completamente al di fuori della mia “comfort-zone” a quest’ora bislacca.
Se avrai la pazienza di seguire il fluire dei miei pensieri forse alla fine entrambi converremo sulla necessità di leggere questo libro.

“Lamentation” Immagine del libro di CasaSirio
“Lamentation” è uno di quei libri che i miei gatti approvano e in particolare è uno dei preferiti di Oscar (Simona Scravaglieri)

Si chiama “Lamentation” ed è il primo di una serie dedicata al personaggio principale Joe Porter; la presentazione si apre con “Joe, sono io ma non sono io“. Il lavoro in questione trascende il genere, come succede sempre più spesso negli ultimi tempi – l’ultimo nell’ordine di tempo in queste pagine è Antonio Manzini (serie Rocco Schiavone – #MarcoGiallini– Sellerio) e Doug Johnstone (L’ultima volta – CasaSirio)- in cui thriller e noir si mescolano con quella che, erroneamente, viene pensata come “letteratura alta”; erroneamente perché anche i generi in questione amano da parecchi anni la bella scrittura, la metafora e hanno un occhio di riguardo per i significanti e non solo per la trama di superficie. Quindi, tornando alla questione iniziale, perché Joe Porter è e, al contempo, non è l’autore stesso? Il personaggio si riveste dei tratti caratteristici e di elementi,  non di una vita ma di due: quella di Joe Clifford e di suo fratello.

Joe Clifford, chi traduce è Martino Ferrario il direttore editoriale di CasaSirio. 

Negli anni ottanta ci drogavamo, siamo entrati in quel mondo insieme,” dice Clifford, “abbiamo frequentato quel mondo fino a quando io ne sono uscito e lui no.” E continua dicendo che la molla che lo ha aiutato ad uscirne è stata l’improvvisa malattia della madre e il ritornare a scuola. Suo fratello, che era anche il suo migliore amico, purtroppo è morto lo scorso anno, lo ha visto lentamente spegnersi, annullarsi. E ad un certo punto dice “Questa è una storia che mi sarebbe piaciuto condividere con lui“.
E qui la mia attenzione si è concentrata. Una storia che non è stata scritta, come direbbe Segre, “per un destinatario immaginario”, ma per uno specifico, tanto più che , rispondendo ad un’altra domanda, dice che si è divertito a scrivere la parte oscura, il thriller ma “un punto su cui mi sono molto concentrato e che per me è importante è il rapporto dei due uomini, Joe e Chris, che appartengono a queste vicende“.

Joe Clifford, chi traduce è Martino Ferrario il direttore editoriale di CasaSirio. 

Della sua precedente vita Clifford dice che “Negli anni ’80 vivevo nel mondo dei drogati, degli ultimi, conoscevo ogni sotterfugio per fare soldi, compreso quello del traffico informatico” e chi traduce ci tiene a sottolineare che il “traffico” è quello dei dati visto che già all’epoca in America si usava recuperare Hard Disk e in questi i dati rimasti non cancellati per ricattare le persone. mentre più in là la questione del mondo degli ultimi si raffina quando dice che ” Quella che ho scritto è una storia che da voce agli ultimi, quelli che vedi per strada ma non guardi davvero. Quelli a cui non non chiedi mai se hanno bisogno di qualcosa. È a questi che volevo dare voce“.

Non solo un mero romanzo, quindi, ma anche una forma di “trasporto” reale in quella che poco prima, in un’altra presentazione sugli stessi temi di “Palma di Dio”, Sergio Nazzaro definiva come una “quotidianità diversa“. Si coglie il momento dell’immedesimazione e della partecipazione emotiva del lettore per trasportarlo in un altro mondo, guidato da chi sa guardarlo perché lo ha toccato con mano in prima persona ed è in grado, conoscendo le due diverse quotidianità, di cogliere ed evidenziare le differenze amplificandole con i mezzi peculiari di un genere come quello noir.

L’idea è venuta proprio partendo dal lavoro di Joe, lo svuota case, che è un lavoro che faceva mio fratello” dice Clifford “è da lì che sono partito.” E quando gli viene chiesto se questo romanzo sia autobiografico risponde “No. Ho utilizzato la mia esperienza personale per scriverlo, ma la mia storia l’ho raccontata in un altro libro.”

Joe Clifford, chi traduce è Martino Ferrario il direttore editoriale di CasaSirio. 

Ora per chi non è avvezzo alle fiere c’è da dire che gli autori hanno milioni di impegni, dovuti al fatto che tutti sono curiosi di sapere e riportare le impressioni. Quindi quello che i visitatori occasionali non vedono sono le maratone sia verbali, interviste una di seguito all’altra, firma copie e via dicendo, e poi quelle fisiche (km di camminate per raggiungere stand, sale, i luoghi delle interviste). Quella che vedete è l’intervista che ho ottenuto io, tremante come non mai che faceva un freddo becero, e in una situazione tipica da “Lamentation”, che mi piacerebbe tanto dirvi che è voluta ma solo nella misura in cui cercavamo un punto dove poter parlare senza urla e schiamazzi.

Non sono intervistatrice di professione, ma le cose che mi interessava conservare di questo “incontro casuale” è qui, sottolineato da un vento che mi faceva tremare le mani e la voce,  tradotto da Martino Ferrario che si è prestato a farlo per chi non capisce l’inglese.

L’intervista a Joe Clifford (a sinistra) con la traduzione di Martino Ferrario (CasaSirio editore) su “Lamentation”

Ora per me non rimane che finire di leggere il libro, che per la parte che ho letto, con la traduzione di Alessandra Brunetti, si presenta anche decisamente scorrevole. E per te?

Nel frattempo si sono fatte le cinque del mattino e io mi appresto a tornare a letto per un paio di ore, prima di ritornare in fiera per l’ultima fatica. Mi sono tolta questo pensiero, quello di fermare un attimo e un’emozione lasciata da un personaggio un po’ fuori dal comune, incontrato per caso, visto che non avevo previsto in anticipo di andare alla presentazione, ma che ha lasciato un segno.

Buone letture,
Simona Scravaglieri

Lamentation
Joe Clifford
CasaSirio, ed. 2018
Traduzione a cura di Alessandra Brunetti
Collana “I riottosi”
Prezzo 15,00€

Lamentation, il libro di Joe Clifford Uuscito con CasaSirio editore.
“Lamentation” Joe Clifford CasaSirio Editore (Simona Scravaglieri)

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