Ricordate che in uno dei post dedicati a Più libri più liberi ho scritto che io, con le riviste letterarie italiane, non vado molto d’accordo? Ecco, non è questo il caso. Qui, infatti, si parla di un’azione coraggiosa messa in campo da un gruppo di, passatemi il termine, “facinorosi” lettori che sapevano quello che volevano leggere e hanno deciso di crearlo perché non esisteva. E’ un coraggio da premiare e da seguire con interesse perché viene fuori un messaggio importante per tutti i lettori, ovvero che, se quello che ci circonda non ci rappresenta e non ci piace, possiamo contribuire a fare la differenza. Certo non è facile, è lungo, un lavoro immenso e, come in questo caso non remunerato, che ti da soddisfazione solo se trovi lettori che come te, si accorgono che, quella mancanza che magari non avevano mai focalizzato a pieno, finalmente è stata colmata.
Io ho la fortuna di conoscere alcuni di loro, che in parte frequentavo nel gruppo di lettura di Maria Di Biase correlato al suo blog, in cui abbiamo letto un sacco di bei libri e Paola invece la conosco da un sacco di anni attraverso un’amica comune. Mi piace quello che fanno in questa rivista, perché rappresenta un caso vincente cui ispirarsi, che nasce con gli stessi presupposti dai cui sono partita io quando aprii Letture Sconclusionate: non essere una alternativa ma una voce riconoscibile e ricercabile all’interno di un panorama che spesso si popola di sovrapposizioni lasciando vuoti inesplorati che invece sono importanti per i lettori.
Quindi sono onorata di annunciare che oggi, il mio The Human Zoo si arricchisce della voce di TreRacconti grazie a Maria Di Biase e Paola C. Sabatini!

Come nasce TreRacconti?
[Maria Di Biase] Tre racconti nasce a seguito della mia evoluzione da lettrice. Tra il 2014 e il 2015, assecondando la passione per la letteratura statunitense, incontrai i racconti di David Foster Wallace: ebbi la stessa sensazione di un colpo di fulmine, a metà tra lo stordimento e la meraviglia. Prima di allora avevo letto qualche racconto, ma non mi ero mai soffermata. A posteriori mi sono resa conto che non avevo incrociato quelli giusti. Dopo ci fu Hemingway, Fitzgerald, Salinger, Yates, Munro, O’Connor, Dubus; ricordo quel periodo come una serie di bellissime epifanie. Cominciai a studiare il racconto come forma narrativa a sé, a svelarne i meccanismi e a consigliare testi e autori sul mio blog. La sentivo una specie di missione, far incontrare racconti e lettori.
L’idea era giusta, ma il mezzo era ristretto, perciò decisi di dedicare ai racconti un progetto più strutturato: un sito web, per raccogliere articoli su racconti più o meno celebri di autori famosi, e una rivista, per supportare gli scrittori esordienti nella scrittura di racconti. Tre mi sembrava il numero perfetto, l’impegno giusto da chiedere al lettore più scettico. Inizialmente coinvolsi altre due persone: avevamo un logo, la bozza di un sito e una marea di appunti. Poi ci fu una battuta d’arresto che tenne il progetto in camera d’ibernazione per più di un anno, fino a quando decisi di riproporre l’idea a quelli che compongono la redazione attuale di TreRacconti.
Quanto è difficile far arrivare il racconto, oggi, al lettore comune? Che tipo di resistenze o dubbi avete trovato nei lettori che hanno risposto o magari sono intervenuti a commento sulle pubblicazioni della rivista?
[Paola C. Sabatini] Su questo argomento proprio all’inizio di questa avventura scrissi un post intitolato “Racconti, perché no?” in cui immaginavo una conversazione con un comune lettore – il Signor No – al quale ponevo quella domanda. Le sue risposte erano quelle che più di frequente ricevevamo e riceviamo ancora oggi: “Sono troppo corti e non si ha il tempo di affezionarsi alla storia e ai personaggi“, “Nei racconti non c’è modo di caratterizzare bene i personaggi” o che “Prima di leggere i racconti meglio leggere i grandi classici, i famosi cento libri imprescindibili, perché la vita è già troppo breve“.
Ricordo di averlo letto, quindi in sostanza avete scelto la via più complessa da percorrere in un momento, anzi in un’era che si è aperta con la lamentela su quanti pochi lettori ci siano in Italia. E come vi sembra invece la risposta alle proposte che pubblicate? Siete riusciti a conquistare nuovi appassionati?
[Maria Di Biase] In più di tre anni di attività, siamo riusciti a creare una comunità di lettori fedeli, lettori che leggono i nostri consigli sul sito ogni settimana e, spinti dalla curiosità, sfogliano i vecchi numeri delle riviste. Mi sembra già un buon risultato in un contesto che, come hai detto, non è caratterizzato da grandi numeri. Detto ciò, è difficile capire in che modo e fino a che punto un articolo può condizionare le scelte di un lettore. Quello che abbiamo notato, però, è un interesse crescente per i racconti di scrittori già famosi per i romanzi. Per esempio: tutti conoscono Primo Levi per Se questo è un uomo, ma pochi sapevano dei suoi racconti. In questo senso, il nostro progetto assolve pienamente la sua funzione. O almeno così ci dicono. E noi siamo contenti.

Scegliere di fare una rivista digitale è un vero atto di coraggio oggi, in un momento in cui sulla rete c’è tutto, bello o brutto che sia. Quali difficoltà incontrate nel “farvi trovare”?
[Maria Di Biase] Ti ringrazio di averlo sottolineato perché in effetti lo è. Più in generale, credo che ogni progetto culturale indipendente, sostenuto esclusivamente dalla passione, sia – anche – un atto di coraggio. È un impegno che si assume per pura dedizione, con la speranza di contribuire in modo significativo al meraviglioso archivio digitale che stiamo costruendo. È chiaro che i contenuti devono fare la differenza: sulla lunga distanza, è la qualità di ciò che pubblichiamo che ci porta da una pagina all’altra, da un profilo all’altro, in una catena virtuosa di condivisioni. Almeno, questa è l’intenzione. Noi abbiamo scelto di supportare il progetto con due tra i principali social network perciò abbiamo una pagina Facebook e un profilo Twitter. Ad Ottobre del 2017, abbiamo avviato una newsletter mensile grazie alla quale riusciamo a trasformare un utente occasionale in un lettore fedele. Ad oggi, la newsletter è tra i canali di comunicazione più efficaci.

Ci siamo incontrati a A Firenze (Ri)Vista e ho scoperto che in redazione siete in tanti, di quante persone si compone la redazione? Avete stabilito dei ruoli? E come si organizza un lavoro di una redazione “distribuita” visto che mi sembra di aver capito che abitate tutti i zone differenti dell’Italia?
[Paola C. Sabatini] L’organizzazione è senz’altro la parte più complessa, hai detto bene, siamo sparsi in varie regioni e quindi per comunicare usiamo le chat e le video chiamate. Siamo in nove e prendiamo tutte le decisioni a maggioranza ma ci siamo distribuiti i compiti sia rispetto alla gestione del sito che della rivista che pubblichiamo solo on line: c’è il Team Lettura che fa una prima scrematura degli inediti che arrivano per poi segnalarli al resto della redazione. Rispetto alla rivista, c’è chi si occupa di editing, chi di impaginazione, chi di contattare gli illustratori, ma nessuno di noi è o lavora nel settore dell’editoria, per cui siamo dei bravi dilettanti animati da tanta passione.
Abbiamo citato anche il Blog di TreRacconti. In un momento in cui oggi gli utenti scorrono velocemente, a rischio di perdersi le cose importanti, in una società che punta sempre più alla quantità e non alla qualità, voi avete scelto di trattare di storie e di scrittori in modo lento e approfondito. Era questo lo spirito nel far nascere questo spazio?
[Paola C. Sabatini] Il blog di Tre racconti è nato come uno spazio di approfondimento in cui ciascuno di noi, in base alle sue letture del momento o ai suoi gusti letterari, si misura con un autore di racconti o con un genere o un racconto in particolare, cercando di andare oltre la classica recensione. È anche un utile strumento di supporto alla Rivista, soprattutto nei momenti di pausa tra una pubblicazione e l’altra.

Prima di passare a conoscere meglio Maria e Paola ecco la redazione al completo di TreRacconti presa direttamente dalla loro pagina del Chi siamo
- Maria Di Biase (la Capa) Scratchbook
- Andrea Siviero che scrive anche per Bookpills
- Gaia Mutone Pesciolino Babele
- Andrea Boschi Facebook
- Paola C. Sabatini Facebook e Twitter
- Davide Bovati Facebook e Twitter
- Eleonora Paulicelli Facebook
- Simone Giulitti Facebook e Twitter
- Linda Scapigliati Facebook
- Marco Capra Walking Dad

Erano lì dalla mattina eppure sempre sorridenti e disponibili a rispondere alle curiosità di chi passava di lì
(Simona Scravaglieri)
Ma chi sono Maria e Paola?
Bene, permettetemi una divagazione: cogliamo l’occasione per presentare meglio almeno due componenti di questa redazione numerosa. Quindi vi chiedo: chi è Maria Di Biase e chi è Paola C. Sabatini?
[Maria Di Biase] Io sono nata con la vocazione dell’altrove e grazie a internet ho trovato il modo di soddisfarla. Per adesso, almeno. Non a caso, per tenere un certo equilibrio, nella vita vera mi occupo di contabilità. Mi piace comunicare in ogni modo e forma, ecco perché scrivo parecchio e parlo troppo: ho un blog letterario, una newsletter mensile e un podcast sull’editoria. In Tre racconti mi occupo di dirigere i lavori, mantenere l’ordine e, soprattutto, distribuire dosi massicce di entusiasmo.
[Paola C. Sabatini] Io sono la più anziana del gruppo e per età potrei essere la mamma di quasi tutti i redattori soprannominata LaLettriceDeiDueMondi per via dell’infanzia e adolescenza trascorsi sulle rive del Mar dei Caraibi, sono un’appassionata lettrice di Dostoevskij e di Jane Austen. Nella vita reale mi occupo di consulenza del lavoro come libera professione e la svolgo con altrettanta passione. Non smetterò mai di ringraziare abbastanza @Maria Di Biase per essere stata coinvolta in questa avventura. Ho imparato moltissimo, dallo scrivere i post per il blog (attività che tu Scrav mi hai proposto ripetutamente per anni ma che io rifuggivo ostinatamente) al revisionare ed editare un racconto a quattro mani, insieme all’autore. Per non parlare della ricerca e degli approfondimenti continui che sulla forma breve ho fatto in questi tre anni e mezzo, io abituata ai romanzi inglesi e russi dell’Ottocento. Vivo in Toscana, sono bilingue e non ho mai avuto pregiudizi verso la forma breve.
Quattro domande per Maria

Una delle grandi difficoltà di chi si avvicina alla letteratura americana è data dall’immensità di correnti, culture, sottoculture, che questo grande paese contiene, nello spazio ma anche nel tempo. Secondo te e secondo la tua esperienza da dove bisognerebbe iniziare?
In realtà non credo che esista un punto di partenza che vada bene per tutti. Molto dipende dai nostri interessi, al netto di eventuali idiosincrasie. Io consiglio di trovare un punto di contatto tra la zona di conforto e l’inesplorato – un autore, una lingua, un genere, un tema – e poi assecondare la catena di connessioni. Come i romanzi, anche i racconti tendono a richiamarsi l’un l’altro: il gioco è individuare un paio tra i mille percorsi possibili e seguire la direzione che più c’incuriosisce.
Il tuo libro “non americano” preferito… Domanda maliziosa lo so, ma tu anche prima di scoprire “il lato” americano che ti piaceva di più, hai sempre letto di tutto… sono curiosa!
Certo! Anzi, ti dirò: sono una lettrice abbastanza irrequieta quindi è probabile che tra un paio d’anni, quando m’intervisterai di nuovo (!), io ti parlerò di una nuova corrente letteraria, lanciata da un giovanissimo scrittore neozelandese, che mi ha conquistata come mai era successo. In attesa del mio nuovo colpo di fulmine, esistono parecchi libri non americani che considero tappe fondamentali nel mio percorso da lettrice. Contro ogni aspettativa, per esempio, da adolescente sono stata un’estimatrice delle sorelle Brontë. Cime tempestose ha un posto d’onore nella mia libreria, proprio accanto a Jane Eyre. Tra i libri letti in età più adulta, devo citare Ferito a morte. Raffaele La Capria è l’unico scrittore al mondo in grado di rendermi la mia Napoli senza buonismo o commiserazione di sorta. Infine, un testo teatrale brevissimo e indimenticabile: Caligola di Albert Camus.
Libri che regaleresti a chiunque: consigliaci due libri che dobbiamo assolutamente conoscere!
Voce fuori campo: questa domanda mi manda sempre, sempre in crisi. Come se dovessi scegliere tra una manciata di figli: ti viene in mente un nome e subito ti senti in colpa per gli altri. Scusate, bambini.
Due libri ovvero due raccolte di racconti, dato che siamo in tema. Racconti americani, per non smentirmi troppo: Winesburg, Ohio di Sherwood Anderson e Ballando a notte fonda di Andre Dubus. E, se mi concedi un bonus, aggiungo La ragazza dai capelli strani di David Foster Wallace per i miei amici più speciali.
E in ultimo: Maria Di Biase non è solo TreRacconti, dove altro ti possiamo trovare?
Ovunque, tranne nell’ultimo film di Aldo, Giovanni e Giacomo (l’omonimia gioca brutti scherzi). Sono su Facebook, su Twitter, su Instagram… e in ogni posto pulito, illuminato bene.
E qui intervengo per riportare anche quel che ho già scritto, Maria, ha anche un bel blog Scratchbook.
Quattro domande per Paola

I preferiti di Paola ci sono? Quali sono i libri che comunque dovresti avere con te qualsiasi cosa succeda?
È una domanda a cui è difficile rispondere perché nel corso degli anni i miei gusti sono cambiati. Ad ogni modo, i romanzi che ho riletto già almeno un paio di volte, e che sicuramente rileggerò ancora, sono pochi: L’idiota e I fratelli Karamazov di Dostoevskij, Persuasione di Jane Austen, Viaggio al termine della notte di Cèline e Cent’anni di solitudine di Garcia Marquez.
I libri sul comodino: argomento spinoso per ogni lettore. Io quelli che voglio assolutamente leggere subito li impilo sul comodino e alla fine diventano talmente tanti che “sul comodino” non c’è più posto per altro. Il tuo comodino è più sgombro del mio? Che libri ci sono sopra?
Il comodino forse sì, ma… ho una piccola libreria accanto al letto che contiene i miei autori preferiti e anche la maggior parte dei libri non letti. Ecco, da pochi giorni mi sono resa conto che non c’è più neanche un centimetro a disposizione per impilare altri libri e quindi sono passata ad occupare il piano del comò!
Due anni fa in un post di Letture Sconclusionate per il Maggio dei libri ha scritto di un futuro viaggio a Praga citando una serie di letture. In particolare citavi Kafka, quanto del mondo di Kafka hai ritrovato a Praga?
Molto, devo dire! Mi sono resa conto che Praga permea ogni suo libro, ogni suo racconto. Ho seguito il percorso che seguiva Kafka per andare a scuola, a lavorare, ho visitato il museo a lui dedicato, ma quello che mi ha colpito più di ogni altra cosa è stato comprendere quanto predominante, possente, ingombrante e opprimente possa essere stata per lui la vista quotidiana del Castello che domina la città.
Sei una lettrice poliedrica e curiosa e hai anche una grande conoscenza della letteratura dell’America del Sud. Quali sono gli scrittori o i libri che dovremmo conoscere?
Tutti dovremmo leggere Pedro Pàramo di Juan Rulfo (autore messicano), Il tunnel di Ernesto Sabato (autore argentino), La neve dell’Ammiraglio di Alvaro Mutis (autore colombiano), per citare alcuni di quelli tradotti in italiano. Se poi si ha dimestichezza con la lingua spagnola, consiglierei anche Doña Barbara di Rómulo Gallegos e un romanzo a scelta di Teresa de la Parra, entrambi scrittori venezuelani del ‘900.
Paola la potete leggere su Facebook e Twitter.
Un saluto e un consiglio
Ringraziandole per la pazienza di una discussione tirata un po’ per le lunghe dagli impegni della scorsa settimana, io vi invito a visitare la pagina con il suggerimento, qualora siate scrittori, di inviare il racconto secondo le modalità previste in Home Page di TreRacconti (l’esperienza da blogger mi insegna che non è mai inutile specificarlo!).
Non mi resta che darvi appuntamento fra due settimane con il prossimo ospite del mio The Human Zoo!
Simona Scravaglieri