L’estate degli inganni, Roberto Perrone – Un giallo con le tecniche del giornalismo

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Devo ammettere che quando mia madre mi ha portato questo libro avevo pensato di leggerlo più in là. Poi, visto il periodo di letture varie e, a volte, un po’ impegnate, ho deciso di dare uno sguardo al primo capitolo e di lì non l’ho lasciato più finché non l’ho finito. È un libro interessante per come è costruito l’intreccio delle varie situazioni e che permette di svagarsi e rilassarsi con la formula del classico giallo. Un autore italiano che proprio non conoscevo ma che si è rivelato una piacevole scoperta.

Io e i gialli italiani

Roberto Perrone, giornalista e scrittore
Il giornalista e scrittore Roberto Perrone

In più, pur leggendo parecchia narrativa italiana contemporanea mi accorgo sempre che in questo genere, ovvero il giallo, i libri che ho all’attivo sono davvero pochi. Indagando sul perché, potrei dire che in parte risiede nel fatto che i gialli italiani spesso tendono ad essere troppo aderenti a tematiche nostrane che non trovo particolarmente rilassanti (politica, stragi, prima Repubblica) e di solito in questo caso prediligo i classici ai contemporanei. Il classico ha dalla sua, il fatto di puntare a situazioni, reali o inventate, che si riferiscono a fatti storici con cui mi confronto ad una certa distanza perché li marco come tali; con i contemporanei è più complesso, l’eco di fatti conosciuti o sentiti mi impedisce di distaccarmi dalla realtà dei fatti per cedere il passo alla trama fantastica. L’altro motivo è che sono pochi gli autori del genere a cui mi affido ciecamente ma non chiedetemene il perché. 

È autoconcludente ma anche uno di una serie

Il libro di oggi fa parte di una serie dedicata al colonnello Annibale Canessa ma che, per nostra fortuna, non necessita di essere letto in una particolare sequenza. È auto-concludente e rimane in correlazione con i precedenti grazie a qualche leggero, o accennato fate voi, riferimento che non ne guasta l’assetto generale ma che serve a spiegare le relazioni fra i protagonisti che compongono il, chiamiamolo, cast della storia.
Annibale Canessa è un colonnello di una certa età – non sono riuscita a capire quanti anni abbia! Non è un pupo insomma!-, in pensione precoce, con una giovane fidanzata, Carla, che fa la giornalista. Ha una famiglia composta dalla cognata, vedova di suo fratello Napoleone, e da sua figlia. Collabora saltuariamente con la procura per la quale segue anche qualche caso laddove gli venga richiesto.

Il fascicolo del Mossad

L'estate degli inganni, il libro di Roberto perrone, un intrigo internazionale porta alla luce un'indagine mal fatta su una strage alla Stazione di Torino. Il colonnello Canessa deve risolvere l'intricato di omissioni e collusioni per scoprire la reale verità
Il libro di Roberto Perrone per Nero Rizzoli conferma che questa collana non potrà che riservarci delle ottime prove d’autore. (Simona Scravaglieri)

Il colonnello, ha un passato nell’antiterrorismo ma è da tutti apprezzato per il cipiglio e l’attenzione, nonché la sua sete di giustizia, che gli permettono di chiudere i casi sempre con successo. Repetto, il suo ex collega congedato anche lui, si trova coinvolto nel caso che sconvolge Canessa proprio ad inizio libro. È appena tornato da Israele, dove si trovava in vacanza con cognata e nipote, e, l’ultimo giorno, ha avuto un contatto con il Mossad entrando in possesso di uno strano fascicolo che riguarda un caso chiuso da anni e, nello specifico, la strage della stazione di Torino avvenuta trent’anni prima.

Era un caso chiuso quasi subito. “Quasi” perché la giustizia deve fare il suo corso, in Italia, si traduce in “tempi lunghissimi”. Il fascicolo non solo mette in discussione i “perché” della strage ma anche evidenzia che i colpevoli, che sono in prigione, siano estranei almeno a quell’avvenimento e che l’impianto, su cui si basavano le prove, è stato volutamente inquinato o peggio che il giudizio sia stato pilotato. Ma da chi? E chi l’ha commesso? Il primo viaggio è alla volta dell’Austria e di lì il baratro si apre e, per non rimanerne inghiottiti, l’unica cosa da fare è risolvere l’enigma. 

Commistioni di passato e presente

Per il mio modo di vedere questo libro ha molti punti di forza e uno solo di debolezza che, però, non limita le potenzialità della storia e il brivido del giallo. La debolezza, che un po’ fa pensare che chi scrive abbia – come in effetti è- un passato da giornalista, e fa si che, trattandosi di un giallo che tange anche la politica, in alcuni punti, per spiegare le linee che connettono i fatti riguardanti trent’anni prima del presente della storia, rallenta indulgendo sulle figure chiave un po’ più di quanto non faccia con il presente e i protagonisti del momento.

Sono capitoli che aiutano le svolte che permettono all’indagine di andare avanti e quindi sono necessari, ma a volte troppo lunghi rispetto agli altri. I punti di forza sono rappresentati dalla prosa sciolta, informale e in alcuni punti quasi confidenziale; sembra quasi di sentire la voce dell’autore, che non si palesa mai direttamente con il suo lettore, sussurrare suggerimenti che possano aiutare a capire gli umori di Canessa o le percezioni che hanno di lui quelli che gli satellitano accanto. Cosi Carla, Repetto, il Vampa – non è che vi possa spiegare tutto, lo conoscerete leggendo il libro – diventano reali non grazie alle loro descrizioni ma grazie agli scambi di battute o ai confronti con il colonnello investigatore.

Una nazione pronta a sopportare tutto, tranne la verità

Non era affatto sicuro che mi piacesse un lavoro del genere quindi, soprattutto con i presupposti esposti all’inizio di questa recensione. Eppure, nonostante sia ancora convinta di quanto su detto, in questo caso, il libro mi è piaciuto per il modo con cui l’autore gestisce i rimandi con possibili reali avvenimenti.
La storia è di fantasia, ma gioca su quelle che sono le nostre emozioni remote rispetto a fatti o eventi particolari che ci colpiscono attraverso parole o situazioni chiave: politica, terrorismo, indagini internazionali e via dicendo. La storia diventa verosimile grazie al suo rimandare e ricalcare eventi noti ai più: una strage alla stazione, le revisioni degli atti di altre indagini, lo spione, l’hacker, il Mossad, diventano le chiavi conosciute nella realtà su cui costruire una serie di delitti internazionali, che vedono coinvolta un’intera nazione che, come dice uno dei cattivi, “è pronta a sopportare tutto, tranne la verità”.

Empatia del lettore e ritmo le armi giuste per una bella storia

Questo espediente permette a Perrone di evitare di soffermarsi in grandi descrizioni, contando sull’empatia del lettore, e concentrarsi sull’indagine e sui continui ostacoli che i suoi personaggi si trovano volta per volta a dover fronteggiare. Ne esce fuori una storia piacevole e intrigante. Il ritmo, a parte per i capitoli riguardanti il passato, è un crescendo che ci accompagna verso un finale difficile da anticipare ma che non rimane sospeso. Quindi è stata una grande soddisfazione leggere un lavoro così costruito e che consiglio con una certa convinzione. Se avessi letto la sinossi mi sarei fatta qualche scrupolo per le mie convinzioni personali e invece, in fondo, è andata bene così. Avanti con gli italiani allora! 

Buone letture,
Simona Scravaglieri

L’estate degli inganni
Roberto Perrone
Rizzoli, ed. 2018
Collana “Nero Rizzoli”
Prezzo 19,50€

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