“L’importo della ferita e altre storie”, Pippo Russo – La responsabilità generazionale…

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Credo di aver provato a scrivere questa recensione circa 25 volte e, in effetti, per me non è una novità. Di nuovo c’è che il libro di cui vi parlo oggi non è una storia e quindi l’approccio a questo resoconto di lettura deve essere diverso. Cominciamo con il dire che non è una lettura recentissima ma che ha cambiato il mio personale modo di leggere in meglio rendendolo più consapevole. Ha una morale ed è anche ben chiara: “non accontentatevi” dei libri brutti o di quelli mal scritti, di libri pressappochisti e nemmeno di quelli che vengono definiti come best-seller ancora prima di essere stampati e non accettate libri incomprensibili o pomposi solo perché chi li ha scritti è definito da qualche benpensante come l’astro nascente della cultura italiana perché, specialmente oggi, dopo il declino dell’editoria iniziato con la crisi degli anni ottanta, quel che si rifila, a caro prezzo, come “libro”, molto spesso, ne ha solo le sembianze ma non la qualità e nemmeno i contenuti.

Pippo Russo non chiede di credere sulla parola al monito che professa ma va oltre; analizza i lavori di ogni, chiamiamolo, “scrittore” di cui denuncia lavori mal concepiti o scritti o che sono volutamente pomposi e all’atto pratico inutili portando con sé, non solo una puntuale stima e disamina degli errori, ma l’analisi delle trame e delle didascalie delle 2°,3° e 4° di copertina. Scorrendo queste pagine che vanno da Faletti e Volo fino a Scurati o a Piperno si scopre che ci si accontenta fin troppo spesso. Se Faletti scrive come stesse traducendo il suo pensiero dall’inglese e Moccia pare godere nel descrivere atti di violenza gratuita; Scurati e Piperno si crogiolano in un finto decadentismo barocco annichilendo lo sfortunato lettore che decide di comprarli. E viene da domandarsi a che pro? Siamo davvero considerati dei lettori cui si può rifilare gli scarti? O che si può facilmente abbindolare proponendo qualcosa come oro zecchino anche se è volgare stagno?

Potreste non essere d’accordo con lui – è bello avere idee differenti – ma per farlo, come ripete spesso e volentieri, dovete leggerli, e anche tutti, i lavori di questi professionisti della “scrittura creativa”; non è una posizione di comodo o una sfida ma è un invito a mettersi sul suo stesso piano di conoscenza per poter controbattere eventualmente partendo ad armi pari perché, con Pippo Russo, non sono ammesse mancanze di alcun genere. Ed è affascinante vedere come si muove nei vari ambiti passando dai significati e significanti dei vocaboli alla grammatica fino all’analisi logica delle frasi senza dover diventare didascalico. E’ un libro volutamente scritto per essere appannaggio di tutti senza dover rinunciare alla corretta sintassi o ad un utilizzo della lingua italiana più che consono. 

(Simona Scravaglieri)

ndi non affonda, come potrebbe, il coltello con il fare didattico e a volte noioso di quei pochi “reperti archeologici” di critici che fanno il loro lavoro in autonomia, ma tenendo a far pesare la propria cultura a chi si avventura a leggerli, bensì svolge il suo arduo compito con il sorriso sulla bocca e una felice e quantomai azzeccata ironia accompagna i suoi pensieri e le sue “estreme” esperienze di lettura. E da imparare ce n’è veramente tanto e non per diventare l’ennesimo stroncatore per hobby ma proprio per essere più consapevoli ogni volta che scegliamo di investire i nostri soldi in un libro invece di una uscita con gli amici. Si ride e anche tanto, è difficile leggerlo mantenendo un certo contegno. Ci ho provato ma non mi è mai riuscito. Una cosa che mi è piaciuta è che è un libro che potremmo definire “open” ovvero che fa pensare che l’analisi non finirà qui ma continuerà, come in parte sta già succedendo sul suo blog Cercando Oblivia
Stasera, mentre pensavo a questa recensione che volevo assolutamente scrivere, pensando all’argomento prevalente che avevo individuato, mi è venuta in mente questa poesia (ed è cosa rara per me che sono romantica come una lapide funeraria…ma non parla d’amore!) di Walt Whitman citata nel famoso film “L’attimo fuggente”:

Oh me! Oh vita! Di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di infedeli, di città gremite di stolti,
di me stesso che sempre mi rimprovero, (Perché chi più stolto di me, chi più infedele?)
di occhi che invano bramano la luce, degli scopi meschini, della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, delle sordide folle ansimanti che vedo intorno a me,
degli anni inutili e vuoti del resto, io intrecciato col resto,
la domanda, ahimé! Così triste, ricorrente
-Cosa c’è di buono in tutto questo, oh me, oh vita?

Risposta:
Che tu sei qui – che la vita esiste, e l’identità,
Che il potente spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un verso.

O me, oh vita! – Walt Whitman

Ecco dopo questa associazione mi è venuta in mente questa considerazione sulla responsabilità generazionale: se noi ci accontentiamo e abbassiamo il livello della qualità dei libri che leggiamo- permettendo alle case editrici di eclissare o sorvolare sui lavori di qualità a favore di ciò che si vende -, cosa leggerà chi verrà dopo di noi? Qual è il nostro lascito o contributo? Anche i lettori contribuiscono con i loro acquisti e con le tendenze che seguono a creare modelli di scrittura e filoni. Cosa lasceremo ai futuri lettori di questi nostri anni? Domanda forse retorica ma che rimane irrisolta.

Buone letture e, in questo caso, buone risate,
Simona Scravaglieri

L’importo della ferita e altre storie
Frasi veramente scritte dagli autori contemporaneiFaletti, Moccia, Volo, Pupo e altri casi della narrativa di oggi
Pippo Russo
Edizioni Clichy, ed. 2013
Collana “Beaubourg”
Prezzo 15,00€

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