Settembre 2019 – L’inizio del viaggio

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La nuova gattina di casa, ha due mesi e si chiama Divina, Divi per gli amici
Divina, o Divi per gli amici, è il nuovo acquisto di casa.

Non chiederci la formula/che mondi possa aprirti” diceva Montale in una storica poesia che dava il nome a questo spazio all’inizio dei tempi. Non c’è una formula giusta per tutti e nessuno ha mai una formula definitiva. E così inizia in modo inconsueto il mio Settembre, con una formula non prevista: sono tornata a vivere per qualche tempo nella casa di mia madre, ho una nuova gatta – quindi ora sono tre più le due di mia madre e il suo cane!-, ho cambiato hosting, il sito ha un impianto diverso e io ho dei nuovi occhiali. Sono un pochino più cecata.
Però questa nuova condizione mi permette di vivere una nuova avventura a tutto tondo: quello che c’era prima ha cambiato faccia e forma e, sta a me, trovare una nuova routine perché la stessa poesia termina nell’ultimi versi con “Codesto solo oggi possiamo dirti,/ciò che non siamo, ciò che non vogliamo“. Io ho sempre vissuto la mia vita e le mie letture così, cercando sempre al di fuori della mia comfort-zone per trovare quello che mi piace e anche quello che non mi piace perché quest’ultimo mi delimita e definisce i confini del mio io.

Dove, nel 2010, è nato Letture Sconclusionate

Quindi, tu che ti avventuri in questo spazio troverai questo, nel passato un po’ disorganizzato lo so, ma nel futuro adattato al nuovo spazio e al nuovo layout della pagina. Non è detto che non sia meno caotico ma dovrebbe essere più facile capire come cambierà ancora. Ci saranno rubriche nuove e rimarranno molte di quelle vecchie, probabilmente il modo di raccontare le cose cambierà; io cambio con le mie letture e anche nel modo di scrivere, l’ho scoperto nel tempo, ricontrollando i vecchi articoli e confrontandoli con l’impostazione che ho oggi. Ogni volta, nei pezzi più sentiti stento a riconoscermi o, in altri casi, e mi dico che quello specifico articolo che ieri mi sembrava magnifico forse dovrei riscriverlo.
Ma anche questa è una caratteristica di questo luogo ovvero riflette quel che cerco in giro e non trovo: idee, emozioni e anche consigli di uno che mi tratti come una amica. Letture Sconclusionate nasce nel 2010 quando, dopo una serie di fregature prese con blog patinati, con piantagioni di libri bellissimi, quando ho stabilito che non mi ero sbagliata io ma che non potevo fidarmi di quei consigli che sembravano spassionati. Io cercavo un luogo dove leggere e argomentare di storie e di trame, volevo uno spazio dove confrontarmi con visioni anche opposte alle mie, che non mi vendesse un libro ma che mi dicesse perché valeva la pena di leggero oppure perché dovevo evitarlo. Volevo crescere attraverso le mie visioni che si scontravano con quelle di perfetti sconosciuti. Che poi è una cosa che cerco ancora. Qualche perfetto sconosciuto è diventato un amico e altri si sono persi per strada.
Quindi sai che c’è? Una delle cose che non cambieranno è questo mio modo di vedere: qui trovi quello che incontro nel bene e nel male, che penso e il lato comunitario della lettura ovvero la richiesta di un confronto. A volte c’è qualcuno che coglie l’opportunità e altre no, ma non si può vincere sempre.

L'autore americano Don Winslow
Don Winslow (Wikipedia)

Quindi ora dove vivo? Sempre a Rocca di Papa ma un po’ più in basso. Qui la neve arriva poco ma c’è tanto spazio e, per i gatti, c’è il giardino. È stata un’estate un po’ strana ma in compenso, prima di scoprire che la mia vista è un po’ peggiorata (questo mezzo grado in meno lo celebro in continuazione come un lutto personale), ho cominciato qualche libro che sono riuscita a finire e altri che sto finendo ora. Non c’è un autore del mese ma ben due: Don Winslow e Brian Panowich. Del primo ho letto Corruzione per il gruppo di lettura che si svolgerà presso la sede di CasaSirio Editore Giovedì 19 alle 20:00 e che è visibile anche su Facebook sulla pagina Fan dell’editore e poi ho cominciato a leggere Il potere del cane che, devo ammettere, mi piace più del primo. Don Winslow, classe 1953, nella sua vita ha fatto molti lavori tra cui, l’investigatore privato e il consulente per alcuni studi legali ed assicurazioni. E vi assicuro che si vede davvero tanto questo suo know-how!
Attualmente oltre ad essere scrittore è anche registra televisivo e teatrale e ha ricevuto molti riconoscimenti come autore poliziesco e di thriller.
Winslow lo possiamo dire uno preciso, uno di quelli che ti deve mettere di fronte tutta la storia: un po’ come se tu dovessi investigare con lui. Scrive tanto, infatti i suoi romanzi sono lunghissimi, ha un gusto un po’ vintage per le ambientazioni, una approfondita conoscenza della Grande Mela e ha una grande attenzione “all’organizzazione sociologica” degli ambienti in cui si muovono i suoi personaggi. Se uno è un mafioso di oggi, ci tiene a dirti che lui, il tizio in questione, non trova i suoi riferimenti nel passato della famiglia: la sua cultura ancestrale, che nelle famiglie mafiose è la base dell’organizzazione e del coinvolgimento di tutti i cosiddetti affiliati, oggi, subisce la contaminazione della cultura, definiamola pop, che ci circonda.
Il mafioso di oggi fa riferimento a Il Padrino che con il tempo è diventato un classico e uno stereotipo riconoscibile. Dopotutto, se ricordi il modello, ricordi il rispetto che gli si porta nel film. Sembra una stupidaggine ma questa è una cosa reale, avviene anche nelle famiglie nostrane che cercano visibilità e affermazione nel contesto congestionato delle compagini e della fitta rete di connivenze e accordi nella spartizione del territorio. Prima ottengono visibilità e poi, per i loro traffici improvvisamente diventano silenti. A questo si accompagna un approccio alla storia che non ti da grande sicurezza sul dove stai andando, a volte non è nemmeno facile capire chi sia il protagonista! Per Corruzione mantengo le mie riserve e ne parleremo nella recensione, Il potere del cane invece lo devo ancora finire ma posso già dire che le prime 100 pagine sembrano una stagione televisiva delle serie tv che di solito vedo su Netflix.

Il libro Bull Mountain di Brian Panowich
Bull Mountain, Foto Simona Scravaglieri
Come i leoni. Ritorno a Bull Mountain (foto Simona Scravaglieri)

Bull Mountain di Brian Panowich, cognome che ora scrivo con tranquillità ma non saprei pronunciare, invece è stata una vera rivelazione. Inizia un po’ in sordina, sembra la classica storia americana di provincia. Una città e un ambiente isolati, lontani da tutto, vicini solo alla montagna, Bull Mountain appunto che da il nome anche alla cittadina. Sono quelle storie che quando te le ritrovi davanti lo sai subito che non possono essere facili passeggiate di salute. Brian Panowich, scrittore e pompiere di Augusta in Georgia, nel 2016 per questa storia vince l’International Thriller Writers Award (nello stesso anno per una short story scritta per la rivista Ellery Queen’s Mistery Magazine, vinceva anche Joyce Carol Oates) per la migliore opera prima e un altro premio come migliore storia crime e il perché è presto detto: di solito le storie che io, in altri lidi, ho definito “dannate” non si svolgono completamente alla luce del sole. Bull Mountain invece, sfruttando un contesto isolato, con alcune e ben dosate irruzioni da parte del mondo esterno, appare ai lettori come un vero girone dell’inferno dantesco in cui la pena non è commisurata a quello che i dannati hanno fatto in passato ma in base a ciò che, del loro passato, hanno rifiutato o modificato. La dannazione è qualcosa che si eredita e non si può cancellare o rifiutare. E, la luce che avvolge tutte le scene che man mano si svolgono, non permette di nascondere nulla al lettore: è tutto correlato e concatenato, nessun avvenimento può evitare di innescare conseguenze che sono già chiare al lettore dalla prima pagina. Ma come nella vita quel che è scritto può avere mille modi per avverarsi e quello che ti aspetti non sarà mai come te lo sei disegnato.
E poi ci sono i bikers, quelli cattivi come i protagonisti di “Sons of Anarchy” e, se avete amato come me quella serie, troverete in queste pagine tutta quella aria asciutta e impolverata, l’odore di cuoio e di sudore misto all’olio motore e quel machismo da fratellanza tipica di queste organizzazioni dedite all’illegalità. Sì lo so, sono una personcina per bene, bevo anche il tè, ma con tutti i limiti che ha questa serie di sette stagioni mi ha proprio conquistata. Bull Mountain è stata una scoperta talmente gradita che mi sono comprata anche il secondo capitolo: Come i leoni. Ritorno a Bull Mountain. Ho scoperto anche che in uscita ce n’è anche un terzo… quando si dice la serialità, eh? Una cosa che comunque apprezzo in Panowich è la sintesi, ci sono momenti di stasi anche qui in cui non sembra di arrivare al punto, ma Brian segue lo svolgimento dei vari avvenimenti passo passo e sai bene da dove parti e hai un’idea di dove stai andando, magari non conosci come ci arriverai, ma ci arriverai. Una pecca anche qui c’è: l’ultimo capitolo, ma ne riparliamo anche in questo caso in recensione. Mica posso dirvi tutto oggi no?

A questi si aggiungono altri libri davvero esaltanti, come un vecchissimo “Il blues del rapinatore” di Iperborea.
Da fine Aprile, da quando ho cambiato la macchina, ho potuto ricominciare anche con i podcast, un formato radiofonico, a volte amatoriale e a volte no, che permette di ascoltare file audio, a volte anche video, ovunque tramite le app o i siti definiti come “piattaforme di podcasting”. In passato mi erano state utili e le avevo trovate decisamente interessanti, poi l’entusiasmo era scemato a causa del fatto che in italiano c’era davvero poco e, anche qui, non corrispondeva propriamente a quello che cercavo io. Poi ho incontrato il podcast di Black Coffee Edizioni, Black Coffee Sounds Good, e mi è venuto in mente di cercare che c’era in giro di nuovo, trovando un mondo. Non tutto è perfetto, alcune cose sono decisamente copioni già visti o mal gestiti, ma in alcuni casi ci sono delle perle che non andrebbero ignorate! Il podcast è un qualcosa di complesso da gestire: nessuno ti vede, quello che ti ascolta sta potenzialmente facendo anche altro e quindi il tuo dovere è quello di accompagnarlo fornendogli dei contenuti che lo distraggano puntando l’attenzione su quello che tu gli stai dicendo. Non tutti lo sanno fare, confesso di usare una paio di abbonamenti per conciliarmi il sonno, ma quelli che hanno quel talento o quell’intuizione lo fanno davvero bene! Tra le piattaforme di podcasting, solo per ascolto, il pollice in su più alto va a Google Podcast che facilita gli abbonamenti ma non ti scarica le puntate intasandoti la memoria!

Collettivo Terranullius; al centro, l’accigliato, è Luciano Funetta autore del bellissimo “Il grido” pubblicato da Chiarelettere che se non avete letto sarebbe davvero il caso di farlo. Ha un approccio disincantato e attraverso la metafora distopica mette in luce i limiti della nostra società.

Detto questo settembre è un po’ come il ritorno a scuola: c’è stata una lettura pubblica di una nuova uscita di Edicola Ediciones (che poi nuova manco tanto visto che è uscita quest’estate); il libro è “Di perle e cicatrici” di Pedro Lembel letto dal collettivo (?) Terranullius. Lettura curata nei minimi particolari, Lembel era un artista e uno scrittore cileno e la pubblicazione racchiude i testi letti in una trasmissione radiofonica Cancionero che andava in onda su Radio Terra. Sono pezzi realistici e crudi, frutto di uno sguardo senza filtri su un mondo, come quello cileno, martoriato dall’ex dittatura e che stenta a rialzarsi nella transizione verso una “nuova e apparente democrazia” sottolinea la quarta di copertina. Non sono così ferrata in storia del Cile, il mio unico contributo è avere un ex compagno di scuola cileno che poi, da grande, è tornato a vivere lì e cui scrivo solo gli auguri di compleanno, ma ho registrato un video della lettura e appena possibile lo condividerò qui con un pezzo più esaustivo sul libro e soprattutto sull’autore.
Poi ci sarà domani sera il ritorno al sacro rito del gruppo di lettura di CasaSirio che potrebbe rivelare qualche sorpresa, io sono pronta e carica come anche le altre lettrici così da essere pronte a sviscerare questo scrittore che nessuna di noi, fatta eccezione per Maria che conosce sempre tutti, conosceva. E infine questo è il fine settimana del Festival delle riviste che si tiene a Firenze fra i quali organizzatori ci sono anche i Black Coffee… e che fai, non vai? Se tutto va bene e nulla accade a impedircelo, sabato 21, saremo lì in toccata e fuga. Come dire, non mi annoio…

Il primo post scritto per questo editoriale recitava nel titolo “Ricomincio da qui…”, il secondo “Le regole del gioco”. Erano tutti organizzati bene ma non c’era spazio per dire tutto quello che mi premeva appuntare qui. Ma posso ora dire che “ricomincio da qui” per questa avventura con delle regole del gioco più definite, un obiettivo dichiarato e tante cose di cui parlare e degli articoli giustificati che abbandonano l’odiato “testo a bandiera”. Mi sembra dopotutto un ottimo inizio…

Buone letture,
Simona Scravaglieri

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