Mi avevano parlato del libro di oggi alla fiera di “Più libri più liberi” e, fidandomi dei consigli di chi mi conosce da parecchio, l’ho preso allora. Ora è capitata l’opportunità di leggerlo con i @TwoReaders e non me la sono lasciata sfuggire. Loro sono bravi e metodici, io invece rimango sconclusionata come al mio solito e quindi letta la prima parte non mi sono fermata lì, come prevedeva il programma di lettura, ma, in un sabato di sole in cui ero agli arresti domiciliari per l’influenza di stagione, mi sono messa di buzzo buono, fra un sonno per sconfiggere il mal di testa e uno starnuto, l’ho praticamente finito. E’ un libro a mio avviso geniale, divertente e anche per certi versi innovativo che secondo me permette di sbirciare nella nostra contemporaneità, che viviamo ma che non vediamo. Clem e i suoi amici sono trentenni di ora, non hanno vissuto il panico degli anni ’80 del novecento per la misteriosa malattia di cui si parlava (AIDS), quella che nell’immaginario comune veniva dall’America perché da lì arrivano le notizie di battaglie non solo sanitarie ma anche culturali, questi giovani probabilmente non hanno mai visto nemmeno un telefono con la ghiera grigio della SIP – e probabilmente manco sanno che sia stata la SIP!-.
La vicenda si apre con una telefonata un po’ strana fra Clem e Clara. La sta invitando a vedere la mansarda del padre, eminente psicologo appena morto, dove ha scoperto qualcosa che proprio del genitore non sapeva e bisogna sbrigarsi a far sparire prima che la madre, ed ex moglie dello psicologo, se ne possa accorgere. Clara però ci tiene a sottolineare che sa perfettamente che Clem ci riderà su e che troverà la cosa interessante ma il punto non è che lo sia o no, bensì che lei non voglia che diventi di dominio pubblico e che, in nessun modo, nulla di tutto ciò che troveranno deve essere ricollegato alla figura del padre. Poi la visita, la scoperta, la proposta di Clem a Clara e la storia prende il volo.

Rassegnatevi non vi posso dire altro, perché il perno su cui ruota l’intera vicenda sta proprio in quello che esce fuori dalla visita. Mi sono interrogata un po’ su come parlare di questo libro, che sul momento ho definito “geniale e scostumato“. Perché il punto sta proprio in quello che ti viene da dire mentre lo stai leggendo che è poi l’impressione che, indipendentemente dalla fine della storia – a meno che il libro non diventi pessimo s’intende -, ti accompagnerà fino all’ultima pagina. E sì, a conti fatti, io sapevo già alla metà del libro che lo avrei definito geniale, anche alla fine, e che “scostumato” era un sintomo. Ieri mentre riflettevo ad alta voce, questo “scostumato”, ha trovato una definizione: siamo già cambiati, le parole che all’epoca in cui ero ragazzina io, venivano definite come “scostumate”, termine peraltro caduto parecchio in disuso, oggi sono un dato di fatto: pene, vagina, sesso, orgasmo e via dicendo. Non hanno più bisogno di ammiccamenti o sotterfugi verbali.
La protagonista ci racconta tante cose del nostro mondo: la ricerca di un posto che sia fondamentale per noi, in cui realizzarci al netto di quello che il mondo fuori ci impone, ci dice in tutta tranquillità delle sue inclinazioni sessuali senza dover dire “Sono una lesbica!”, ci parla di un mondo che passa per una vagina disegnata. Per contro è attorniata da amici altrettanto unici, quello che spaccia libri come cura, quella che cura con le pietre e si connette mentalmente con il mondo dei morti, quello che nel momento di crisi invece ascolta o guarda film porno. Ognuno di loro, Clem compresa, ha un passato che un po’ rimpiange come tutti “Quando eravamo giovani…” Ciascuno di loro è in quell’età in cui il futuro sembra ancora lontano, ancora da costruire e decretare, che poi è quello che succede a tutti noi, in tutto l’arco della vita. C’è sempre un progetto su cui lavorare o una nuova sfida su cui investire le energie perché, quando ci si ferma, a qualsiasi età sia, diventiamo vecchi.
Ora devo aprire una parentesi: Carla Fiorentino, in questo volume scrive e fa evolvere i suoi personaggi attraverso frasi chiave, un po’ come la frase sul futuro, quella su “l’amore scomposto” e quella sulle mani che apre la vicenda. Attorno queste frasi chiave la storia gira, si avvolge più volte e si svolge senza soluzione di continuità, restituendoci un presente che, impegnati a combattere le battaglie del passato o a rincorrere un futuro desiderato, è già qui. Le parole hanno un peso specifico e le espressioni anche. Clem parla della sua passione per la capo libraia di una libreria, all’interno di un discorso e non in funzione dell’attestazione della sua sessualità, ma per spiegare la nascita di un rapporto affine e diverso con un amico. Il futuro è già qui. Il futuro che passa per un linguaggio, che prima doveva fare salti funambolici per dire quel che non si deve commentare, ma che è parte di noi, perchè noi oggi diamo meno peso alla necessità di raccontare chi siamo, perchè la nostra sessualità non ci deve rappresentare è solo parte del nostro essere all’interno della società stessa.
Quindi alla fine dei conti quell’attimo di spiazzamento che arriva già dal secondo capitolo, da cui proviene il sintomo di cui sopra, alla fine si trasforma in divertito interesse per capire che fine farà la vicenda: riuscirà Clem nell’intento che si è prefissata? Ed è lì che un po’ rimaniamo fregati, perché con questa prosa piacevole divertita e divertente Carla Fiorentino, tra una situazione surreale e un ricordo di Clem ci racconta un po’ di noi, indipendentemente dalla generazione: siamo sempre proiettati ad un futuro e non ci ricordiamo mai di fare il punto della situazione del nostro presente. E la cosa più importante è che, questa considerazione ha un valore intergenerazionale, ovvero è sempre stata valida e forse nessuno l’ha mai sintetizzata per renderla una massima da meme, quelle con cui mettere un’immagine del tramonto e da postare perché ci faccia sembrare saggi o acculturati. Lo fa invece la Fiorentino con un testo completamente fuori dalle righe: siamo talmente impegnati a stilare liste del nostro futuro, ad investire in progetti, a cercare nei nostri ricordi nella paura di commettere nuovamente errori del passato che alla fine ci dimentichiamo di guardare a quello che succede nel nostro presente, alle persone che ci circondano e persino a noi stessi.
Quindi per esempio non ci accorgiamo che per noi, in fondo, la sessualità non è più un problema: attenzione non sto dicendo che non ci siano ancora persone che non lo accettino, ma che il rumore che fanno gli ultimi resistenti oscura una maggioranza che non si fa più tante domande o scrupoli e lo vediamo praticamente perché non ci soffermeremo a dare una definizione alla cosa, non è importante, non è il centro della nostra attenzione. Non lo sono nemmeno le vagine, i peni e manco le possibili pene amorose di scambi o cambi di pensiero. È normale, rientra tutto nel mondo della nostra quotidianità e del nostro stile di vita. Ed è un bellissimo messaggio, perché il nostro bel linguaggio e il nostro poco tempo di vivere non possono essere sprecati nel fare lunghi giri di parole o distogliere uno sguardo solo per uno stupido imbarazzo. Siamo cresciuti cambiando e anni, decenni forse è più corretto dire, di battaglie per il riconoscimento della persona indipendentemente da quel che smuove il suo cuore alla fine hanno sortito effetti che nei famosi anni ’80 di cui sopra erano addirittura insperati.
Mi piacerebbe dire di più ma io non faccio la scrittrice, mi limito ad ammirare e gustare l’arte altrui. Ma una cosa la posso dire, questo libro andrebbe letto da tanti e conservato per rileggerlo proprio per il bel messaggio, anche motivazionale, che lascia. È un lavoro che non capisci proprio subito, perchè ci sono un sacco di situazioni, scene divertenti, frasi che sembrano massime secolari che distraggono un po’; probabilmente il senso arriva dopo, a qualche giorno dalla chiusura del libro, che di primo acchito non sembra avere un finale ben definito e invece ce l’ha eccome, solo che è spalmato durante tutta la storia. È un lavoro divertente che si legge in un attimo proprio perché ha un bel ritmo e quindi sei naturalmente portato a vedere che succederà alla fine. Il tutto accompagnato da un bello stile di scrittura, da una scrittrice che sa il fatto suo e non sta lì a fare i ghirigori alle lettere, ma punta decisa all’obiettivo forse più divertita dei suoi lettori. A voi non resta che leggerlo e a me che conservarlo per una futura rilettura, magari in uno dei miei momenti no.
Buone letture,
Simona Scravaglieri
Cosa fanno i cucù nelle mezz’ore
Carla Fiorentino
Fandango Libri, Ed. 2018
Prezzo 15,00€